CBT Classica

CBT CLASSICA

La terapia cognitivo comportamentale (Cognitive-Behaviour Therapy, CBT) è attualmente considerata a livello internazionale uno dei più affidabili ed efficaci modelli per la comprensione ed il trattamento dei disturbi psicopatologici. La CBT è un approccio basato sull’evidenza, ovvero è una terapia che ha dimostrato di essere efficace negli esperimenti scientifici sottoposti a revisione paritaria (o peer review) (Sackett et al., 1996).

Tale approccio esplora la complessa relazione tra emozioni, pensieri e comportamenti evidenziando come i problemi emotivi siano in gran parte il prodotto di credenze disfunzionali che si mantengono nel tempo, a dispetto della sofferenza che il paziente sperimenta e delle possibilità ed opportunità di cambiarle, a causa dei meccanismi di mantenimento.

Il punto chiave della terapia cognitiva è che il modo in cui pensiamo (le nostre cognizioni) e ciò che facciamo (il nostro comportamento) influenzano i modi in cui ci sentiamo. Sebbene la CBT tenda a concentrarsi sul mantenimento delle nostre attuali difficoltà, è necessario capire come il nostro passato possa aver influenzato questo mantenimento di comportamenti disfunzionali e emozioni spiacevoli e come possa aver contribuito a creare delle credenze disfunzionali. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) si propone, di conseguenza, di aiutare i pazienti ad individuare i pensieri ricorrenti e gli schemi disfunzionali di ragionamento e d’interpretazione della realtà, al fine di sostituirli e/o integrarli con convinzioni più funzionali.

La CBT adotta un approccio molto proattivo: si insegnano tecniche che possono essere praticate e utilizzate in situazioni di vita reale per migliorare il benessere emotivo ora e in futuro.

La CBT mira ad insegnare ai pazienti a essere il terapeuta di sé stessi, aiutandoli a comprendere i loro attuali modi di pensare e comportarsi e dotandoli di strumenti per cambiare i loro modelli cognitivi e comportamentali disadattivi. A differenza di altri tipi di psicoterapia, si concentra sui problemi e le difficoltà del qui ed ora. La CBT implica la definizione di obiettivi concordati. Gli obiettivi dovrebbero essere:

  • Specifici
  • Misurabili
  • Attuabili
  • Realistici
  • Temporalmente limitati

Il terapeuta aiuta il paziente a stabilire le priorità degli obiettivi scomponendo un problema e creando una gerarchia di obiettivi più piccoli da raggiungere.

Le sessioni CBT sono strutturate per aumentare l’efficienza del trattamento, pertanto vengono assegnate delle attività, i compiti a casa (homework), utilizzate per rafforzare l’apprendimento dei concetti avvenuti in seduta.

COME È NATA LA CBT? 

Le terapie della seconda generazione si sviluppano intorno agli anni ’70, a partire dal crescente interesse e consenso per il cognitivismo e, il conseguente, calo d’influenza del comportamentismo. All’interno delle terapie della seconda onda vengono inoltre incluse quelle terapie integrate, nate sul finire degli anni ’80, che uniscono aspetti cognitivi e comportamentali, come la CBT.

La CBT nasce dalla combinazione di due diversi tipi di terapia:

  1. La terapia cognitiva, la quale si concentra su come i pensieri e le convinzioni contribuiscono ad alimentare emozioni spiacevoli e azioni negative;
  2. La terapia comportamentale, si concentra sull’origine di determinati modelli comportamentali e su come possono essere modificati per avere un effetto positivo sull’umore.

La combinazione di questi due approcci porta a una strategia di trattamento solida e orientata agli obiettivi.

Lo studio dei pensieri irrazionali di Ellis e degli schemi cognitivi di Beck ha individuato come alcuni errori cognitivi possano essere pervasivi in alcune tipologie di pazienti e, per ciascuno di questi, sono state sviluppate una varietà di tecniche mirate a cambiare i pensieri automatici negativi.

È quindi dall’integrazione tra questi due approcci che nasce il concetto di CBT, che si caratterizza per una forma di psicoterapia volta a modificare non solo i comportamenti palesi ma anche le convinzioni, gli atteggiamenti, gli stili cognitivi e le aspettative del paziente.

 

PERCHE’ LA CBT FUNZIONA?

  1. La terapia cognitivo comportamentale è scientificamente fondata

L’intervento clinico è strettamente coerente con le conoscenze sulle strutture e sui processi mentali desunte dalla ricerca psicologica di base. Inoltre, è stato dimostrato attraverso studi controllati che i metodi cognitivo-comportamentali costituiscono una terapia efficace.
La CBT, infatti, ha mostrato risultati superiori o almeno uguali agli psicofarmaci nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia, ma assai più utile nel prevenire le ricadute.

  1. La terapia cognitivo comportamentale è orientata allo scopo

Il terapeuta cognitivo-comportamentale lavora insieme al paziente per stabilire gli obiettivi della terapia. Si preoccupa poi di verificare periodicamente i progressi in modo da controllare se gli scopi sono stati raggiunti.

  1. La terapia cognitivo comportamentale è pratica e concreta

Lo scopo della terapia si basa sulla risoluzione dei problemi psicologici concreti. Alcune tipiche finalità includono la riduzione dei sintomi depressivi, l’eliminazione degli attacchi di panico e dell’eventuale concomitante agorafobia, la riduzione o l’eliminazione dei rituali compulsivi o dei comportamenti alimentari patologici, la promozione delle relazioni con gli altri, la diminuzione dell’isolamento sociale, e così via.

  1. La terapia cognitivo comportamentale è collaborativa

Paziente e terapeuta lavorano insieme per capire e sviluppare strategie che possano indirizzare il soggetto alla risoluzione dei problemi. Entrambi sono attivamente coinvolti nell’identificazione e nella messa in discussione delle specifiche modalità di pensiero che possono essere causa dei problemi emotivi e comportamentali che attanagliano il paziente.

  1. La terapia cognitivo comportamentale è a breve termine

La durata della terapia varia di solito dai quattro ai dodici mesi, a seconda del caso, con cadenza settimanale il più delle volte. Problemi psicologici più gravi, che richiedano un periodo di cura più prolungato, traggono comunque vantaggio dall’uso integrato della terapia cognitiva, degli psicofarmaci e di altre forme di trattamento.